È noto a tutti come, al giorno d’oggi, qualsiasi operazione, dalla più semplice alla più complessa, viene effettuata tramite l’impiego di strumenti informatici. Perciò, non è difficile imbattersi in una truffa, specialmente in una truffa “informatica”. L’allarme in questione, riguarda soprattutto i raggiri che avvengono agli sportelli automatici: scopo primario dei malviventi, ovviamente, è quello di sottratte più denaro possibile alla vittima, tramite l’illecita appropriazione dei dati della carta elettronica.
Secondo i dati forniti dalle forze dell’ordine, cresce esponenzialmente il numero di denunce relative ai furti del bancomat: l’allarme, diffuso in tutta Italia, accresce il timore di tutti quei soggetti che – quotidianamente – si recano ad uno sportello bancario per effettuare, ad esempio, un semplice prelievo di denaro. Il motivo per cui è semplice rubare del denaro dalle carte di credito, risiede nel fatto che le tecnologie di sicurezza impiegate sono ormai datate.
Azioni quali la clonazione delle carte di credito, l’indebita appropriazione del PIN o l’impiego di strumenti, come il c.d. “skimmer” (dispositivo utilizzato per raccogliere i dati di una carta di credito), sono solo alcune delle tecniche utilizzate dai malviventi per attuare l’imbroglio. A prescindere dalla forma in cui può presentarsi, il raggiro informatico, conduce al medesimo risultato: reca un danno, spesso irreparabile, alle vittime.
Come può tutelarsi la vittima? Quali sono gli strumenti forniti dalla legge italiana? Per salvaguardare coloro che hanno subito l’inganno, la legge si è espressa indicando alcune tutele in merito (c.c., cod. privacy, e Dlgs n. 11 del 2010 di recepimento della Direttiva europea sui servizi di pagamento).
Secondo la normativa di riferimento, il cliente della banca che ha subito il furto o il raggiro, ha sempre diritto ad ottenere la restituzione delle somme a lui sottratte. Ma non solo, non sussiste alcun obbligo in capo al cliente di provare di aver subito, ad esempio, la sottrazione dei dati personali, la clonazione della propria carta di pagamento (credito e debito), truffe commerciali ecc..
In realtà, quindi, è la banca che deve provvedere a monitorare qualsiasi operazione effettuata direttamente dal cliente: infatti, qualora il correntista denunci alla propria Banca di non aver eseguito un’apposita operazione, quale bonifico ad esempio, l’Istituto di Credito è tenuto a dimostrare la sicurezza del proprio sistema informatico e deve, altresì, dimostrare di aver adottato tutte le misure idonee ad impedire l’evento dannoso. In mancanza di tale prova, l’Istituto di Credito in questione sarà tenuto a risarcire il danno in favore del cliente che si è visto “privare” il conto online (Cassazione Civile sentenza n. 2950 del 3 febbraio 2017).
Come si richiede il risarcimento? Colui che è stato ingannato, ha la facoltà di chiedere, direttamente alla propria banca, il risarcimento tramite raccomandata a/r o PEC quindi in via stragiudiziale in una prima fase, dopodiché, in caso di mancato riscontro, può rivolgersi direttamente all’ABF (Arbitro Bancario Finanziario) oppure al Tribunale. Tale soggetto dovrà semplicemente provare che le proprie credenziali sono state utilizzate in modo illegittimo; nei confronti della banca, invece, incombe un onere più gravoso: la stessa deve rispondere quale titolare del trattamento dei dati del cliente, per non aver impedito a terzi di utilizzare in modo illegittimo i dati personali, a meno che la stessa non fornisca la prova che l’evento in questione sia dovuto per causa di forza maggiore, trascuratezza o errore del cliente, così da non essere considerata imputabile.
Chiaramente – consiglia l’avv. Monica Pagano – nessuno strumento di pagamento è al sicuro da truffe e raggiri ma, grazie all’attuazione di piccole accortezze (quali l’attivazione del servizio sms per le operazioni svolte, o evitare di buttare le ricevute) che possono risultare banali, è possibile sventare il furto.
Qualora, nonostante l’attuazione delle dovute precauzioni ed attenzioni, un soggetto dovesse cadere vittima di un raggiro, risulta opportuno rivolgersi ad esperti al fine di poter ottenere non solo la giusta tutela, ma bensì la restituzione di quanto illegalmente sottratto.