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Immigrazione: le navi delle ONG intervengono senza l’autorizzazione della Guardia Costiera

Allo stato delle nostre acquisizioni registriamo casi in cui soggetti a bordo delle navi delle ong sono evidentemente al corrente del luogo e del momento in cui si troveranno imbarcazioni di migranti: evidentemente ne sono al corrente da prima, Escludo che ci siano elementi per poter dire che i finanziamenti ricevuti dalle ong possano essere di origine illecita queste risultano essere le parole del procuratore Ambrogio Cartosio, il quale indaga circa la presenza di un’ ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Tutto ciò nasce dal fatto che, nei giorni scorsi, alcune ONG, hanno attuato degli interventi di salvataggio in mare – in favore di numerosi migranti provenienti dalla Libia – senza attendere l’apposita autorizzazione dalla Guardia Costiera.

Tale comportamento, seppur del tutto legittimo ai sensi dell’art. 54 c.p. (“non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo”) desta numerosi sospetti: infatti, sembrerebbe che alcuni soggetti a bordo delle imbarcazioni ONG, fossero al corrente dell’arrivo dei barconi partiti dalla Libia. Tale episodio, ovviamente, fa sorgere dei dubbi circa la regolarità di tale intervento.

In particolar modo, la responsabilità, sembrerebbe ricadere non sulle ONG come tali, ma su alcuni soggetti di medici senza frontiere, i quali replicano e insistono circa la limpidezza e correttezza di tale intervento.

Il procuratore Cartosio, ha però aggiunto che: non risultano contatti telefonici diretti tra persone in Libia e le ong ed esclude che l’intervento delle Organizzazioni Non Governative abbia finalità differente da quello umanitario.

Per far maggior chiarezza, la commissione di Palazzo Madama, ha richiesto l’intervento di Andrea Tarondo.

In seguito ad alcune indagini, il magistrato ha rilevato quanto segue: “alcuni migranti algerini sbarcati a Trapani hanno dichiarato che la partenza dalle coste libiche è avvenuta con l’ausilio di un gommone e soggetti con la scritta polizia sulle spalle che hanno scortato il natante in mare aperto. Durante la navigazione è intervenuta un’imbarcazione della guardia costiera libica e un soggetto ha sparato in aria e ha cominciato a discutere: c’era una questione di richiesta di denaro per far proseguire il viaggio”.

Tali dichiarazioni, fanno emergere la presenza di una palese complicità delle autorità libiche nel business dei viaggi clandestini.