Nessuna limitazione è infatti stata prevista, dal nuovo decreto fiscale del 2020, per tutti coloro che non riusciranno a pagare le tasse, magari a causa della chiusura forzata delle proprie attività per quasi 3 mesi.
E’ stato confermato il decreto approvato alla fine dello scorso anno e che prevede pene più severe per gli “evasori” e l’abbassamento di 2/3 delle soglie oltre le quali i reati tributari diventano perseguibili penalmente.
In un momento in cui le imprese e le partite iva dovrebbero essere aiutate con tutti gli sforzi possibili, magari “congelando le sanzioni più severe” fino a nuova data da destinarsi per dar modo agli imprenditori di potersi rialzare, il Governo tira dritto.
Tra le novità è stato previsto l’inasprimento delle pene per coloro che eludono il fisco per decine di migliaia di euro, il carcere per i manager delle società, sanzioni anche per gli enti/società i cui beni diventano facilmente oggetto di sequestro e confisca delle quote societarie. Queste sono solo alcune delle novità introdotte dal decreto fiscale 2020.
Questi alcuni limiti della nuova normativa:
- il reato di omesso versamento di ritenute dovute o certificate scende da 150mila a soli 50mila euro;
- il reato di dichiarazione infedele passa da 150mila a 100mila euro;
- il reato di omesso versamento dell’iva scende da 250mila a 100mila euro.
Ma cosa cambia, quindi, visto che siamo ancora nel pieno dell’emergenza sanitaria?
Nulla, se non il rinvio delle scadenze annuali e la sospensione momentanea degli accertamenti, ma nessuna modifica in tema di sanzioni, che quindi rimangono immutate rispetto a quanto introdotto nel Dicembre 2019.
E che con 3 mesi di “chiusura” forzata, quanti saranno nella difficoltà di recuperare ai mancati incassi e sarà ancor più difficile avere i soldi per portare avanti un’azienda e mettere da parte “fondi” per pagare le tasse.
Purtroppo sovraindebitarsi è un attimo.
Molte volte, lo vediamo nelle storie dei nostri clienti, non vi è alcuna colpa nella gestione degli imprenditori, che sono la colonna portante del Paese, ma la responsabilità nei fallimenti risiede spesso nell’adozione di scelte governative che non tengono conto della reale condizione di difficoltà con cui devono convivere ogni giorno i piccoli imprenditori.
Abbassare i limiti significa considerare come nuovi “criminali” coloro che fino ad un momento prima non esistevano, ma che facevano di tutto per tenersi al pari con il lavoro.