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Nuovi parametri forensi

Il DM 147/2022 ha modificato la disciplina relativa ai parametri forensi, riallineando le parcelle dovute agli avvocati all’impennata inflazionistica, oltre che all’intento del legislatore di deflazionare il contenzioso giudiziario.

La disciplina precedente (DM 55/2014) risale ad otto anni fa, ma gli avvenimenti degli ultimi tempi (e non solo) hanno reso necessario un intervento normativo.

La data di entrata in vigore del decreto che modifica i parametri forensi è fissata al 23 Ottobre del 2022.

La regola generale rimane la stessa: avvocato e cliente hanno la possibilità di determinare il prezzo della difesa legale sulla base di un libero accordo. Qualora manchi l’accordo, ovvero non sia esaustivo, ovvero ancora non rispetti la forma scritta, entrano in gioco i parametri che di seguito si sintetizzano.

La principale novità consiste nella limitazione della discrezionalità del giudice in merito alla determinazione del compenso dovuto all’avvocato. Ciò avviene tramite l’eliminazione delle locuzioni “di regola”, che subordinavano al giudizio del magistrato la determinazione del quantum dovuto all’avvocato, limitandolo in un range fisso.

Dal 23 Ottobre, invece, la decisione del giudice si baserà su percentuali o valori in gran parte già determinati dal legislatore. Ciò creerà un’unitarietà di compensi dovuti a livello nazionale e facendo venir meno le disparità di trattamento che prima si riscontravano da tribunale a tribunale.

Analizzando nello specifico le singole prestazioni, la novella legislativa comporta un aumento dei valori medi delle attività del difensore pari al 5%. Inoltre, si prevede l’introduzione e la quantificazione della tariffa oraria per valori compresi tra un minimo di 200 a un massimo di 500 euro.

Considerando, poi, le disposizioni finalizzate a deflazionare il contenzioso giudiziario, vale la pena richiamare le seguenti:

  • la previsione di incentivi alla soluzione stragiudiziale delle controversie. Ciò tramite la maggiorazione di ¼ del compenso dovuto all’avvocato qualora la conciliazione giudiziale o la transazione abbia buon esito. Inoltre per mezzo di una maggiorazione del 30% della remunerazione in seguito a mediazione ovvero a negoziazione assistita.
  • la riduzione del 75% dei compensi qualora sia riscontrata responsabilità processuale (ex 96 c.p.c.) e la causa sia stata introdotta con malafede o colpa grave. Ciò per la volontà di disincentivare maggiormente (prima al 50%) il ricorso alla giustizia ogni qual volta non risulti sorretto da ragioni valide e legittime.

UIteriori modifiche riguardano:

  • una maggiorazione del 30% del compenso dovuto per il deposito di atti con modalità telematiche;
  • una maggiorazione del 50% del compenso dovuto per la fase decisionale qualora – ex 378 c.p.c. – sia necessario depositare memorie in Cassazione. Ciò deriva dal fatto che spesso trascorre molto tempo tra il deposito del ricorso in Cassazione e la relativa trattazione. Tale tempo rende necessario depositare ulteriori memorie, che spesso, in ragione dei mutamenti giurisprudenziali intervenuti nel frattempo, hanno tutto l’aspetto di ricorsi “nuovi”. La norma in questione, quindi, si pone a tutela dell’ingente lavoro conseguente al deposito di memorie in Cassazione, garantendo all’avvocato una paga proporzionata all’onerosità dell’atto.

Queste, in sintesi, le principali novità intervenute in ambito civilistico con riferimento alla rideterminazione dei parametri forensi.

La disciplina precedente (DM 55/2014) risale ad otto anni fa, ma gli avvenimenti degli ultimi tempi (e non solo) hanno reso necessario un intervento normativo.

La data di entrata in vigore del decreto è fissata al 23 Ottobre del 2022.

La regola generale rimane la stessa: le parti (avvocato e cliente) hanno la possibilità di determinare il prezzo della difesa legale sulla base di un libero accordo. Qualora tale accordo non intervenga, ovvero non definisca per intero la prestazione erogata, ovvero ancora non rispetti la forma scritta, entrano in gioco i parametri che di seguito si sintetizzano.

La principale novità consiste nella limitazione della discrezionalità del giudice in merito alla determinazione del compenso dovuto all’avvocato, tramite l’eliminazione delle locuzioni “di regola”, le quali subordinavano al giudizio del magistrato la determinazione del quantum dovuto all’avvocato, limitandolo all’interno di un range fissato nella norma.

Dal 23 Ottobre, invece, la decisione del giudice si baserà su percentuali o valori in gran parte già determinati dal legislatore, così creando un’unitarietà di compensi dovuti a livello nazionale e facendo venir meno le disparità di trattamento che prima si riscontravano da tribunale a tribunale.

Analizzando nello specifico le singole prestazioni, la novella legislativa comporta un aumento dei valori medi delle attività del difensore pari al 5%, oltre che l’introduzione e la quantificazione della tariffa oraria per valori compresi tra un minimo di 200 a un massimo di 500 euro.

Considerando, poi, le disposizioni finalizzate a deflazionare il contenzioso giudiziario, vale la pena richiamare le seguenti:

  • la previsione di incentivi alla soluzione stragiudiziale delle controversie, prevedendo la maggiorazione di ¼ del compenso dovuto all’avvocato qualora la conciliazione giudiziale o la transazione abbia buon esito nonché una maggiorazione del 30% della remunerazione in seguito a mediazione ovvero a negoziazione assistita che abbia buon esito.
  • la riduzione del 75% dei compensi qualora sia riscontrata responsabilità processuale (ex 96 c.p.c.) e la causa sia stata introdotta con malafede o colpa grave. Ciò in ragione della volontà di disincentivare maggiormente (prima la riduzione del compenso era fissata al 50%) il ricorso alla giustizia ogni qual volta non risulti sorretto da ragioni valide e legittime.

UIteriori modifiche riguardano:

  • una maggiorazione del 30% del compenso dovuto per il deposito di atti con modalità telematiche;
  • una maggiorazione del 50% del compenso dovuto per la fase decisionale qualora – ex 378 c.p.c. – sia necessario depositare memorie in Cassazione. Ciò deriva dal fatto che spesso trascorre molto tempo tra il deposito del ricorso in Cassazione e la relativa trattazione: tempo che rende necessario depositare ulteriori memorie, che spesso, in ragione dei mutamenti giurisprudenziali intervenuti nel frattempo, hanno tutto l’aspetto di ricorsi “nuovi”. La norma in questione, quindi, si pone a tutela dell’ingente lavoro conseguente al deposito di memorie in Cassazione che precedono la trattazione della questione di diritto, garantendo all’avvocato una paga proporzionata all’onerosità dell’atto.

Queste, in sintesi, le principali novità intervenute in ambito civilistico con riferimento alla rideterminazione dei parametri forensi.

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