Studio Legale Pagano & Partners

Due sorelle oberate dai debiti beneficiano della procedura liquidatoria

Un altro traguardo raggiunto dallo studio legale Pagano&Partners: il tribunale di Cremona apre la procedura liquidatoria per due sue clienti.

Il Tribunale di Cremona apre la procedura di liquidazione del patrimonio di due sorelle dell’età di 54 e 48 anni,  dopo che le stesse si sono rivolte allo Studio legale Pagano&Partners, per via del sovraindebitamento in cui erano incorse.

L’esposizione debitoria è pari a circa 280.000,00 euro, suddiviso in quote pressochè identiche tra le due sorelle. E trae origine dalla dichiarazione di fallimento in proprio della ditta della quale entrambe erano socie. La società si occupava della produzione di macchine professionali per la pulizia ad alta pressione e aveva un fatturato di circa 1.500.000,00 euro annui.

Le vicende che portavano la società al fallimento cominciavano nel 2013 con la notifica di un decreto ingiuntivo. Precedentemente, nel 2009 avevano ricevuto un’intimazione di pagamento che aveva ad oggetto una cartella esattoriale dell’anno 2007 per il residuo di mutuo garantito da un consorzio, nonché controgarantito da altro istituto di credito.

Le donne erano socie che avevano prestato fideiussione a favore della loro società. 

Il fallimento era divenuto inevitabile. Dopo una causa avviata per mancata corresponsione di provvigioni a una ex commerciale della Ditta, venivano pignorati i conti correnti per sei mesi.

In seguito al fallimento le donne rimanevano senza lavoro e con i fidi bancari dei conti correnti personali revocati. A ciò si aggiungeva che la situazione fisica di una delle donne si aggravava (rispetto alla già conclamata depressione). Iniziava, quindi, un periodo segnato da ricorrenti ricoveri in ospedale, anche dovuti a tentativi di suicidio.

Nell’anno del fallimento (2017), le donne venivano costrette a vendere un immobile. Dovevano chiudere un debito con una banca a saldo e stralcio e saldare un debito con la loro zia che le aveva aiutate economicamente.

Trovato lavoro presso una ferramenta, una delle sorelle decideva anche di chiedere una rateizzazione ad Agenzia delle Entrate Riscossione al fine di saldare la propria situazione debitoria con l’Erario. Le rate pari a euro 400,00 mensili, però, erano insostenibili e la stessa smetteva di corrisponderle.

A fronte della situazione descritta, gli avvocati valutavano la possibilità di avvalersi degli istituti di cui alla legge 3/2012, optando per una liquidazione del patrimonio.

Cosa è una liquidazione?

E’ possibile accedere a questa procedura prevista dalla legge 3 del 2012 anche senza essere in possesso di beni mobili/immobili (in questo caso si metterà a disposizione dei creditori ad esempio una provvista mensile derivante dallo stipendio) o avendo solo un reddito esiguo.

Vi si può accedere chiaramente anche nel caso in cui vi siano beni del debitore da liquidare (mobili o immobili).

Il soggetto sovraindebitato, non avendo la possibilità di riuscire a formulare una proposta di rientro per tutti i creditori, prende la decisione di liquidare tutto quello che è il suo patrimonio.

Il debitore quindi cede il proprio patrimonio, destinandolo al pagamento dei suoi debiti. Il vantaggio concreto consiste nel fatto che il patrimonio disponibile è inferiore a tutto il monte debitorio e spesso non è di facile liquidazione e vendita.

Questa procedura permette di individuare i suoi beni, compreso lo stipendio. Si escludono dalla liquidazione i beni non pignorabili, i crediti necessari per l’alimentazione e il mantenimento. Si escludono pure gli stipendi, nella misura necessaria al mantenimento del debitore e della sua famiglia.

Il Gestore della Crisi, nominato da Organismo di Composizione della Crisi, redigerà – d’accordo con l’eventuale professionista designato e con il debitore – una relazione particolareggiata di attestazione che depositerà in Tribunale contenente, tra l’altro, una stima di questi beni, sia mobili che immobili.

Il giudice verificata la correttezza della procedura emetterà il decreto di apertura della procedura liquidatoria.

L’obiettivo sarà quello di liquidare i beni riuscendo a sanare, almeno in parte, i debiti contratti dal soggetto sovraindebitato.

Tutto il ricavato, infatti, verrà successivamente destinato al pagamento, totale o parziale, dei debiti.

La procedura avrà la durata minima di 4 anni.

Il decreto di apertura della liquidazione del patrimonio sospenderà tutte le procedure esecutive pendenti e non potranno esserne iniziate di nuove.

Al termine della procedura il debitore, che avrà in qualche modo “sanato” la situazione derivante da impegni economici (obbligazioni) non rispettati nei confronti di tutti i creditori, che si sarà comportato con diligenza, che avrà cooperato con gli organi della procedura, che non avrà omesso altri proventi e non avrà contratto nuovo debito, potrà aspirare ai benefici dell’esdebitazione e liberarsi definitivamente da tutti i debiti avendo nuovamente accesso al credito. L’esdebitazione non è automatica e andrà richiesta al giudice mediante ricorso.

Il fine ultimo delle procedure di sovraindebitamento è infatti l’esdebitazione. Essa consiste nella totale liberazione dei debiti con lo stralcio definitivo del residuo (ciò che non si è “ripianato” con la procedura) e la possibilità di avere nuovamente accesso al credito.

Metteranno a disposizione della procedura liquidatoria tutto quanto nella loro disponibilità e precisamente:

1) Una sorella verserà una provvista liquida mensile pari ad euro 250,00 mensili per anni 5 per un totale di euro pari ad euro 15.000,00;

2) Entrambe metteranno a disposizione l’autovettura del valore pari ad euro 2.000,00 da liquidarsi al termine dei cinque anni di procedura in quanto mezzo necessario per recarsi sul luogo di lavoro e fare fronte alle esigenze quotidiane di vita.

Alla fine della procedura ad oggi corrente, i beneficiari potranno beneficiare dell’esdebitazione.

 

Questo è solo uno degli obiettivi raggiunti dallo studio legale Pagano&Partners. Per conoscerne altri clicca qui.

 

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