Studio Legale Pagano & Partners

Tribunale di Brescia: indebitatosi per attività imprenditoriali ha beneficiato della legge salva suicidi

I Giudici hanno aperto la procedura liquidatoria del patrimonio. L’uomo aveva un debito di circa € 700.000

Il decreto di apertura della procedura di liquidazione del patrimonio del cliente dello Studio Pagano & Partners, è dello scorso 18 Febbraio.

Una vicenda complicata, una storia di successi aggravata purtroppo dalle condizioni di salute e dai conseguenti debiti.

L’uomo è sposato e ha una figlia minorenne.

Lavorativamente, attualmente è dipendente assunto a tempo indeterminato presso una società e percepisce uno stipendio gravato da una trattenuta di 1/5.

In passato l’uomo è stato un imprenditore capace di raggiungere risultati economici di rilievo protrattisi per oltre un decennio, purtroppo però, una grave patologia che lo ha colpito nel 2009 gli ha impedito materialmente di seguire gli affari.

Il suo stato di sovraindebitamento è derivato proprio dall’aver accumulato un debito sproporzionato rispetto alle sue capacità reddituali, derivante da attività imprenditoriali ad oggi definitivamente cessate.

La sua storia ha inizio nel lontano 1996 allorquando ha fondato un’impresa individuale, specializzata nella produzione di strutture metalliche. L’impresa ha seguito negli anni una crescita impetuosa, passando da 3 dipendenti a 15 nell’anno 2000, affermandosi come uno fra i principali costruttori nazionali nel suo ambito.

Sono anni, per il cliente, di intenso e duro lavoro con notevoli investimenti su impianti, macchinari e beni strumentali.

Nel 2006/2007, ha deciso quindi di intraprendere un’ulteriore e nuova attività commerciale volta alla progettazione, produzione e commercializzazione di attrezzature per il fitness, costituendo una nuova società (di cui è stato amministratore unico).

Purtroppo però entrambe le aziende condotte hanno subito nel 2008 gli effetti della crisi ed è iniziato il calo del fatturato a cui si è aggiunto – fatto ben più grave – il problema di salute che lo ha costretto ad un forzoso distacco dal ruolo imprenditoriale e a sostenere i costi ingenti delle cure mediche (pari a circa € 90.000,00). Nonostante i sacrifici per far fronte alla crisi riducendo il più possibile i costi e immettendo liquidità nelle aziende con disponibilità proprie (anche vendendo un suo immobile) l’uomo ha dovuto nel 2010 prendere la sofferta decisione di cedere il ramo d’azienda più sano e rilevante di una sua società a una multinazionale bresciana.

Nel 2012 ancora – una volta assodato che insoluti da parte di clienti per circa € 300.000,00 non erano giudizialmente recuperabili – al fine di sanare l’esposizione debitoria della società di attrezzature per lo sport e il fitness ha ottenuto un prestito bancario di € 140.000,00 ma non è servito infatti nello stesso anno anche questa società è stata cancellata dal registro delle imprese.

La situazione debitoria è precipitata con l’attivarsi dei creditori a mezzo recupero giudiziale dei crediti: dapprima pignoramento della busta paga, decreti ingiuntivi, precetti, iscrizioni ipotecarie e pignoramenti immobiliari.

A fronte di un debito accumulatosi per l’attività imprenditoriale condotta sino al 2012 di circa € 700.000,000 viene messo a disposizione dei creditori:

  • l’immobile di proprietà;
  • il TFR;
  • una provvista liquida mensile da € 700,00 per un periodo minimo di 5 anni, per un totale di € 42.000;
  • un apporto di un terzo per un totale di € 6.000,00 attraverso n°60 rate mensili.

Trascorsi 5 anni l’uomo, se avrà rispettato le previsioni della propria procedura da sovraindebitamento,  potrà beneficiare dell’esdebitazione.


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